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(la mia) Moto Guzzi Ballabio

 

E si, si chiama proprio così: ballabio. Anzi, il suo nome completo sarebbe Moto Guzzi Ballabio Sport 1100, ma per me è semplicemente la mia ballabio. E anche questa è una moto “di pancia” desiderata, cercata e comprata. Voilà, tutto istinto e niente ragionamento.

Attenti che vi vedo. Se vi state sganasciando dalle risate (specialmente tu, Marco A. Che per te le guzzi andrebbero comprate solo dal ferramenta) vi pongo una domanda e dovete sforzarvi di pensare  solo un si o un no. Ne avete mai guidata una? (degli ultimi anni naturalmente). E mi rivolgo solo a tutti i motociclanti “normali”e rispettosi del prossimo sulla strada come il sottoscritto (e chi vuol capire…capisce). Se la risposta è si, accetto critiche e quant’altro, ma se è un incerto no, allora…andate a cagare(continuando a ridere).

Ma come te la prendi a cuore, starete pensando. Eh si, un po’ me la prendo, perché da quando guido la mia ballabio so finalmente quanto vale e qui lo vado, immodestamente, ad illustrare.

Cominciando con una metafora. Per me la moto resta comunque femmina e così mi rapporto sempre con lei, ma voi immaginate la mia ballabio come fosse un bufalo. Animale pesante e bonario da fermo o in lento movimento, ma capace di una rapidità e agilità straordinarie, rapportate alla sua massa, se incitato o impaurito. E così è, stavolta fuor di metafora, la mia.

Un occhiata prima di mettere in moto. Le finiture sono ottime e tutto l’insieme da l’idea di robustezza e funzionalità. Solo il cruscotto è un pò “demodé”, ma comunque in linea con lo stile della moto.

Si parte; dentro la prima e lascio la frizione. E qui anch’io scopro l’uovo di colombo. Il bel manubrio largo che ha preso il posto dei mezzi manubri (regolabili anche in altezza e abbastanza larghi, è vero, ma sempre mezzi manubri erano) delle versioni precedenti ha risolto d’incanto i problemi di maneggevolezza e comodità di questo modello. Bastava pensarci e qualcuno in quel di Mandello l’ha fatto. A dispetto della sua mole è agile e intuitiva, ha una buona luce a terra e piega che è un piacere, restando sempre sicura perché forte di ottime sospensioni (Marzocchi) e buoni freni (Brembo). Vabbè, c’è il cardano di non ultima generazione che a volte disturba un po’, ma s’impara presto a conoscerlo. E poi ha una bella sella comoda anche per due e non consuma niente (quasi 20 km litro…e vai). E i difetti? Tranquilli ne ha pure lei, ma l’unico che mi viene in mente è la sua centralina un po’anziana (è la stessa che montava il mio ducati 900 ss del ’92) che non fa lavorare in modo ottimale il motore tra i 2000 e i 3000 giri. Problema comunque risolvibile con un software aggiornato. Almeno così mi hanno detto in officina. Per il resto…è una Guzzi. E mi fermo qui parafrasando il Renzo Arbore di una nota pubblicità di, ahimè, troppi anni fa: GUZZI, e sai sempre cosa guidi. Meditate gente (e provate prima di parlare).

Nicola

 

 

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